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Diventare insegnante con i 60 CFU

Diventare insegnante con i 60 CFU

L’universo scolastico è in continuo movimento. Negli anni si sono susseguite una serie di innovazioni volte a valorizzare la figura del docente. Al momento l’attenzione è posta sul come diventare insegnante con i 60 CFU.

Negli ultimi mesi, quindi, si cerca di far luce sulla nuova modalità di reclutamento della classe insegnante. Il governo ha modificato le procedure attualmente in vigore. Ciò implica che a breve dovrebbe partire un innovativo metodo di arruolamento nelle scuole.

A fare da apripista a tale situazione ci ha pensato il Decreto-Legge n. 36 del 30 aprile 2022. Esso, in seguito, è stato convertito nella Legge n. 79 del 29 giugno 2022 che ne ha convalidato i punti primari.

Ed è proprio alla luce di queste normative che deve essere analizzata la tematica proposta in questo articolo. Snocciolarle in ogni loro meandro serve a dare tutte le informazioni utili al riguardo.

In tal modo chi si approccia all’istruzione per la prima volta potrà evitare di brancolare nel buio.

Cosa sono i 60 CFU

Come è giusto che sia, quando si affronta una questione bisogna partire dalle sue basi per meglio comprenderla. Dunque, cosa sono i 60 CFU? Una domanda che è nella mente di tantissimi professionisti del settore e merita di trovare una risposta adeguata.

Con tale terminologia si va a intendere la Riforma Bianchi. La sua prima apparizione è avvenuta attraverso il Decreto-Legge n. 36 del 30 aprile 2022

Al suo interno, è possibile riscontrare le nuove intenzioni dello stato italiano nei confronti del reclutamento della classe insegnanti.

In particolare, se ne parla nei meandri del Capo VIII. Più precisamente, si devono andare a scandagliare gli articoli 44/47. Il primo di questi articoli è stato denominato Formazione iniziale e continua dei docenti delle scuole secondarie.

L’intenzione dichiarata, dunque, è quella di elevare la professionalità di quanti operano come professori nella scuola secondaria. Questa categoria è, infatti, la protagonista assoluta delle mosse del MIUR in tali frangenti.

Questo modello istruttivo vede la partecipazione degli atenei, delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e delle scuole. Sono coinvolte, quindi, tutte le istituzioni ufficiali del settore.

Tutto ciò si concretizzerà all’interno di un inedito percorso universitario volto all’acquisizione di ben 60 CFU. Questi saranno distribuiti in varie attività tra cui:

  • 10 CFU, almeno, devono essere prelevati dall’area pedagogica;
  • 20 CFU devono essere rivolti all’espletamento di un tirocinio diretto e indiretto.

Un particolare a cui bisogna dare importanza riguarda l’ultimo elemento menzionato. Infatti, per ogni credito formativo del tirocinio i candidati dovranno svolgere perlomeno 12 ore in classe.

Come si ottengono i 60 CFU per diventare insegnante

Acquisite le nozioni principali sull’argomento, bisogna indagare sul come si ottengano i 60 CFU per diventare insegnante. 

Infatti, la situazione è diversa a seconda del soggetto preso in esame. Si possono distinguere diversi percorsi da seguire che è bene esplorare.

Percorso a regime, è quello valido per quanti entrano nel mondo dell’istruzione per la prima volta. Per tale ragione è possibile conseguire i 60 CFU durante il proprio percorso di laurea.

Come si è già potuto vedere in precedenza, vari candidati al ruolo sono tenuti a svolgere un tirocinio diretto all’interno delle scuole italiane. 

Dopo il periodo formativo è obbligatorio affrontare una prova. Essa determinerà l’acquisizione o meno dell’abilitazione.

Ci sono, però, altre situazioni da valutare. Fino al 31 dicembre 2024, infatti, si potrà accedere al nuovo percorso formativo avendo dalla propria parte almeno 30 CFU. In essi, però, devono essere contemplati anche quelli provenienti dal tirocinio diretto.

Per chi ha i 24 CFU, invece, si fanno ulteriori distingui. Infatti, questi crediti formativi devono essere stati conseguiti entro e non oltre il 31 ottobre 2022

Queste persone, quindi, avranno l’opportunità di partecipare al concorso nazionale fino al 31 dicembre 2024.

Anche loro, come i candidati precedentemente analizzati, dovranno integrare al proprio percorso i 30 CFU rimanenti. Inoltre, dovranno sostenere la prova finale. 

Solo in questo modo potranno garantirsi l’acquisizione dell’abilitazione all’insegnamento.

Infine, ci sono i precari storici. Con tale terminologia si intendono tutti quei professori e quelle professoresse che negli ultimi 5 anni abbiano prestato servizio per almeno 3 anni.

A loro è concesso partecipare al concorso senza integrazione di crediti formativi. Qualora dovessero superare il concorso, però, sono tenuti a raggiungere i 30 CFU

Superata la prova finale all’interno del percorso formativo avranno la tanto sperata abilitazione all’insegnamento.

Quando i 24 CFU diventano 60 CFU

Le innovazioni nel mondo scolastico sono continue. Non è da molto, infatti, che i docenti hanno dovuto iniziare a integrare al proprio percorso universitario i 24 CFU per l’insegnamento.

Il Decreto Ministeriale n. 616 del 10 agosto 2017, infatti, aveva dato il via all’acquisizione di questi crediti formativi. Questi ultimi hanno come proprio fulcro i settori antropo-psico-pedagogici e delle metodologie didattiche.

Nel tempo sono divenuti un vero e proprio titolo di accesso. Infatti, sono stati resi obbligatori per partecipare al concorso nazionale a cattedra. 

Non solo, poiché sono anche uno dei requisiti che ha permesso l’iscrizione durante l’ultimo aggiornamento delle GPS.

Da qui, dunque, è facilmente comprensibile l’importanza ricoperta dai 24 CFU negli ultimi anni. Con l’avvento della nuova riforma, però, ci si chiede che fine faranno.

Come già spiegato in precedenza, c’è l’opportunità di adoperarli ancora prima del definitivo passaggio ai 60 CFU.

In ogni caso, è utile ribadire alcuni concetti che risultano fondamentali. Chi ha nel proprio curriculum vitae i 24 CFU, infatti, è tenuto a seguire un percorso differente rispetto ai neo-laureati o ai laureandi.

Chi è in tale situazione potrà aderire ai concorsi nazionali evitando di affrontare un percorso formativo. Questo, però, è valido solo fino al 31 dicembre 2024.

Un ulteriore punto su cui riflettere è la data entro cui questi crediti formativi devono essere stati conseguiti. La data ultima per tale operazione è il 31 ottobre 2022.

Come ottenere abilitazione insegnamento 2022

Il percorso formativo dei 60 CFU, quindi, sarà il nuovo canale ufficiale per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. Ecco perché sono in molti a cercare tutte le informazioni del caso.

Come sempre, infatti, le recenti modalità di approcciarsi al mondo della scuola non sono state accolte benevolmente. La difficoltà di adeguarsi a sistemi differenti e più complessi si è fatta sentire anche in questo caso.

Le disposizioni volute dalla Riforma Bianchi, in ogni caso, sono in vigore dal 30 giugno 2022. Resta da comprendere quando verrà concretamente messa in atto.

Ci sono altre novità al riguardo oltre a quelle elencate fino a questo momento. Il periodo di formazione iniziale prevede un tirocinio obbligatorio. I candidati dovranno operare nelle aule scolastiche per portarlo al termine.

Altra innovazione è da ritrovarsi all’interno della prova finale di questa prassi istruttiva. Gli aspiranti insegnanti saranno tenuti a svolgere una lezione simulata innanzi alla commissione.

Ciò serve a comprendere se il soggetto preso in esame sia capace di mettere in pratica i contenuti accumulati negli anni di studio.

Nelle intenzioni del governo, inoltre, c’è la volontà di rendere i concorsi per cattedra annuali. Di conseguenza, l’abilitazione ottenuta attraverso i 60 CFU sarà un elemento di accesso a suddetti concorsi.

Durante il percorso dei 60 CFU si prospetta un periodo di prova annuale. Questa deve concludersi con un test di valutazione complessiva. Superato questo esame annuale, il candidato avrà l’accesso al ruolo.

Altra novità riguarda il concorso nazionale. Durante le ultime date dello stesso la prova scritta si è svolta in una maniera precisa.

I professori, infatti, hanno dovuto rispondere a un test con risposte multiple. Ciò non avverrà più. Infatti, si dovranno dare risposte aperte.

Quando uscirà il nuovo DPCM per diventare insegnante

Gli insegnanti e le insegnanti stanno aspettando con ansia di avere ulteriori indicazioni. Infatti, era atteso con una certa solerzia una normativa definitiva. Quando uscirà il nuovo DPCM atto al diventare insegnante?

La struttura dell’inedita forma di reclutamento docenti era attesa per il 31 luglio 2022. A oggi, però, essa non è ancora stata proclamata. I problemi che si sono presentati sono molteplici.

Per esempio, sono in molti a voler decretare per la categoria degli insegnanti della secondaria un progetto simile al TFA. Questo implicherebbe inevitabilmente rendere la formazione a numero chiuso.

La cosa non sarebbe affatto giusta nei confronti dei precari storici che rischierebbero di essere scavalcati. Inoltre, c’è anche il serio rischio che molti decidano di allontanarsi dalla professione.

Di conseguenza, delle ottime figure professionali potrebbero spostarsi verso altre tipologie di lavoro.

A detta di numerosi soggetti, infatti, l’accesso al ruolo sta diventando troppo difficoltoso. Ciò comporta la perdita di valorosi elementi all’interno della compagine scolastica.

Resta da comprendere, però, a che cosa debba servire il DPCM tanto invocato. Esso dovrà stabilire i contenuti del nuovo reclutamento, quindi:

  • i dettagli della formazione dei 60 CFU;
  • la quantità di presenze obbligatorie durante il suddetto percorso formativo;
  • le modalità di esecuzione delle prove rivolte ai differenti candidati.

Non resta, dunque, che attendere le direttive da parte dello stato. In questo modo si avranno tutte le nozioni necessarie per poter capire il da farsi. 

La normativa emanata fino a questo momento, infatti, ha fornito solamente i concetti elencati fino a questo momento.

60 CFU quanto costa

Come accaduto con i 24 CFU in molti casi, il costo dei 60 CFU sarà scaricato sulle spalle di coloro che vogliono diventare insegnanti.

Infatti, chi era all’interno del percorso di studi universitari ha potuto evitare di versare l’intera cifra richiesta. Chi era già al di fuori degli atenei, invece, ha dovuto investire una cifra per ottenere tale attestato.

Al medesimo modo, anche per il nuovo percorso abilitativo ci sarà un prezzo da elargire per poter frequentare le lezioni. 

Anche qui, però, gli utenti si aspettano che il governo metta un tetto massimo. Ciò dovrebbe impedire una totale libertà degli atenei e tutelare gli utenti da ogni sgradevole evenienza.

Con un tetto massimo stabilito dalle istituzioni, infatti, i candidati sarebbero al sicuro da eventuali speculazioni. In ogni caso, l’abilitazione avrà valore illimitato, ciò implica che non è stata posta alcuna scadenza per la stessa.

Nell’articolo 44 del Decreto-Legge n. 36 del 30 aprile 2022 ci si sofferma su un particolare da non trascurare.

Ivi viene riportato che «il conseguimento dell’abilitazione di cui al comma 1 non costituisce titolo di idoneità né dà alcun diritto relativamente al reclutamento in ruolo al di fuori delle procedure concorsuali per l’accesso ai ruoli a tempo indeterminato».

Diventare insegnante. Quali sono le competenze del docente

Alla fine di questo itinerario si deve snocciolare un’ultima istanza utile per diventare insegnante. Ci si chiede, dunque, quali siano le competenze del docente previste dalla Riforma Bianchi.

Anche queste nozioni possono essere ricavate dall’analisi del suddetto DL. I nuovi insegnanti devono ampliare le abilità culturali, disciplinari, pedagogiche, psicopedagogiche, didattiche e metodologiche.

Si deve prestare particolare attenzione alla visione inclusiva. Ciò serve a coinvolgere ogni studente all’interno delle lezioni svolte in classe. Inoltre, bisogna fare proprie alcune facoltà:

  • psicopedagogiche;
  • pedagogiche;
  • relazionali;
  • organizzative;
  • valutative;
  • didattiche;
  • tecnologiche.

Un elemento imprescindibile in tutto ciò è quella che è definita come formazione continua. Nella scuola attuale, infatti, è impossibile non aggiornare il proprio curriculum vitae.

La società che ci circonda è divenuta sempre più complessa. Ciò implica avere anche maggiori difficoltà nell’affrontarla. Le istituzioni scolastiche devono rapportarsi nel giusto modo a queste sfide.

Per tutto ciò, e molto altro, chi decide di lavorare come insegnante deve tenersi sempre aggiornato su quanto avviene nel mondo. Ciò può avvenire proprio attraverso la formazione continua.

Sempre nel DL che si sta esaminando c’è un’ulteriore precisazione in tale campo. Infatti, le iniziative formative devono svolgersi al di fuori dell’orario di insegnamento.

Si segue, di conseguenza, la rotta già tracciata fino a questo momento. Infatti, è volontà del MIUR quella di rendere i professionisti del settore maggiormente preparati sotto molti punti di vista.

Non solo l’ambito pedagogico, ma anche quello linguistico e informatico devono essere al centro dell’attenzione. Per fare ciò, i candidati possono conseguire delle certificazioni informatiche e linguistiche in grado di alimentare le loro competenze.

Inoltre, questi documenti possono risultare molto utili per poter ampliare la propria carriera. Ne è una dimostrazione l’aggiornamento delle GPS dove entrambi gli elementi elencati hanno valore a titolo di punteggio.

Per concludere, non resta che attendere le nuove direttive provenienti dal MIUR. Diventare insegnante sarà presto un sogno realizzabile.

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