La bozza del DPCM 0 CFU relativo ai percorsi abilitanti per i docenti della scuola secondaria di secondo grado ha ottenuto il parere favorevole da parte di importanti organi decisionali del settore.
Vale a dire:
- Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI);
- Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI);
- Consiglio Universitario Nazionale (CUN).
Nonostante i pareri favorevoli ricevuti, i rettori delle università italiane hanno avanzato alcune proposte di modifica alla bozza del DPCM. In particolare, hanno evidenziato la necessità di considerare le limitate tempistiche previste per l‘implementazione dei percorsi abilitanti. E hanno sottolineato la rigidità di alcuni requisiti proposti.
Queste considerazioni derivano dalla volontà di assicurare una transizione agevole verso i nuovi percorsi di abilitazione che prevedono l’acquisizione di 60 crediti formativi universitari (CFU). Evitando possibili problematiche logistiche e garantendo una partecipazione ampia e inclusiva.
60 CFU DPCM, CUN chiede modifiche
Nello specifico, il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) propone alcune modifiche all’articolo 4 del DPCM in merito ai requisiti e alla procedura di accreditamento dei percorsi di formazione iniziale per i docenti.
A non convincere il CUN è, in particolare, il comma 4:
- “l’indicazione dei docenti del percorso formativo, con compiti di insegnamento e tutoraggio, di cui due docenti di ruolo o a tempo determinato presso l’istituzione della formazione superiore che ha individuato il Centro, i quali sono individualmente responsabili di almeno sei CFU o CFA riservati alla didattica frontale ovvero laboratoriale del percorso formativo”.
Le Università suggeriscono, più nel dettaglio, l’eliminazione del requisito di insegnamenti specifici da 6 crediti, proponendo invece l’utilizzo del termine “responsabili di crediti” nelle aree di insegnamento multisettoriali. Se ciò non fosse accettato, l’indicazione risulterebbe impraticabile. Inoltre, le Università ritengono essenziale stabilire che almeno uno dei docenti provenga dalle aree di insegnamento “comuni” a tutte le classi di concorso.
La posizione del MIM in merito alle tempistiche del processo di accreditamento
Un aspetto di notevole importanza riguarda le tempistiche del processo di accreditamento, come specificato nei commi 5-9. Tuttavia, le Università evidenziano l’incompatibilità delle attuali tempistiche con l’attivazione dei percorsi nel prossimo anno accademico.
La prossimità delle scadenze stabilite dai commi 1 e 2 dell’articolo 13 del DPCM – rispettivamente il 31 maggio 2024 e il 28 febbraio 2024 – appare particolarmente problematica.
Inoltre, il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) ritiene essenziale avere una conoscenza più precisa del numero di aspiranti docenti da ammettere alla formazione e, di conseguenza, al reclutamento.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha comunicato che alcune proposte di modifica verranno prese in considerazione, tuttavia, tali modifiche dovranno essere compatibili con l’architettura del DPCM 60 CFU già consolidata in seguito agli accordi con la Commissione Europea.