All’indomani di estesi dialoghi con la Commissione Europea e trattative costruttive con le rappresentanze sindacali, il momento per la sottoscrizione del DPCM 60 CFU, fervidamente atteso, è giunto. Questo strumento legislativo, cruciale per la Riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti (DL 36/2022 convertito in legge n. 79/2022), una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, aprirà la strada ai percorsi di abilitazione. Inclusi i moduli da 30 CFU.
Questo importante passo avanti, sebbene con un ritardo di oltre un anno rispetto alle iniziali previsioni, inaugura un’era di rinnovamento nella formazione dei futuri educatori. Le università hanno già acceso i motori, attendendo un’affluenza notevole.
Tuttavia, quali sono le linee guida che definiscono questo DPCM? Quali criteri saranno imposti ai candidati? E quali modifiche recenti alla legislazione rendono questi programmi ancora più attraenti?
In queste pagine, ci immergeremo nelle questioni cruciali, indagando le nuove frontiere e i potenziali orizzonti che si stanno schiudendo nel settore educativo per chi aspira a entrare nel mondo dell’insegnamento.
Avvio dei percorsi da 30 CFU
L’emanazione del fondamentale decreto attuativo sta per disegnare un quadro complessivo della formazione iniziale abilitante degli insegnanti. Segnando l’inaugurazione delle modifiche apportate dalla Riforma Bianchi, una svolta chiave nell’ambito dell’istruzione.
Le università, reagendo prontamente, stanno già predisponendo le infrastrutture necessarie per accogliere gli aspiranti che intraprenderanno i nuovi percorsi di qualificazione. Le proiezioni iniziali suggeriscono che la quantità di candidati si aggiri tra 90.000 e 100.000. Una cifra notevole, che riflette l’assenza di percorsi abilitanti dalla data critica del 2013.
Intanto, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) sta indirizzando le sue energie verso l’elaborazione di una piattaforma specializzata per l’accreditamento delle istituzioni accademiche. Con un obiettivo ben definito: rendere il tutto funzionante entro l’inizio di settembre. Un passaggio strategico per coordinare gli sforzi del complesso sistema educativo nazionale verso questa rilevante trasformazione.
DPCM 60 CFU: cosa cambia
Il DPCM è chiamato a delineare i contenuti e la struttura dei percorsi formativi, i quali dovranno complessivamente ammontare a 60 CFU/CFA. Tra questi, sono previsti almeno 10 CFU/CFA nell’area pedagogica. Mentre per le attività di tirocinio diretto e indiretto saranno richiesti almeno 20 CFU/CFA.
Ogni CFU/CFA di tirocinio prevedrà un impegno minimo di 12 ore in presenza nelle classi. Ulteriori tematiche soggette a regolamentazione riguardano la formazione inclusiva delle persone con disabilità, la percentuale di presenza alle attività formative e le specifiche modalità con cui verrà condotta la prova finale, la quale sarà suddivisa in una prova scritta e una orale.
30 CFU: ecco chi può partecipare al percorso di formazione
La bozza del DPCM presenta una disposizione riguardante una quota di riserva di posti destinata ai docenti con contratti di docenza presso scuole statali o paritarie. Nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni.
Più precisamente, la quota di riserva stabilita si traduce in:
- 40% per il primo ciclo;
- 30% per il secondo e terzo ciclo.
In particolare, i corsi saranno aperti a:
- laureati magistrali;
- iscritti a corsi magistrali o a ciclo unico, a condizione che abbiano già acquisito almeno 180 crediti.
Percorsi di abilitazione 30 CFU
Nell’ambito dell’abilitazione all’insegnamento, è previsto un percorso specifico di 30 CFU che si rivolge a diverse categorie di candidati. Questo percorso è riservato ai vincitori di concorso che hanno già conseguito 30 CFU.
Inoltre, è aperto anche ai docenti già abilitati in un’altra classe di concorso o a un diverso grado. È inoltre destinato ai docenti specializzati e assunti nell’ambito del sostegno che non possiedono ancora l’abilitazione nella disciplina in cui insegnano.
Infine, è richiesto che gli aspiranti docenti con almeno tre anni di servizio e i vincitori di concorso conseguano 30 CFU per completare il percorso di abilitazione.
Percorso CFU | Destinatari | Requisiti |
30 CFU | Vincitori di concorso | In possesso di almeno 30 CFU |
Docenti già abilitati in altra classe di concorso o in altro grado | – | |
Docenti specializzati e assunti su sostegno senza abilitazione sulla disciplina in cui insegnano | – | |
Vincitori dei concorsi con tre annualità di servizio | – |
Il nuovo percorso di formazione per l’abilitazione all’insegnamento sarà strutturato nel seguente modo:
Contenuto dei percorsi | CFU/CFA |
Discipline di area pedagogica | 4 |
Tirocinio indiretto | 15 |
Didattica delle discipline, linguaggio delle discipline, Metodologie e tecnologie didattiche applicate alle discipline di riferimento | 9 |
Discipline relative all’acquisizione di competenze nell’ambito della legislazione scolastica | 2 |
DPCM 60 CFU: costo e prova finale
Il DPCM sulla formazione degli insegnanti stabilisce il costo fisso di 2.500 euro per ottenere i 60 CFU necessari. Tuttavia, è prevista una riduzione a 2.000 euro per gli studenti già iscritti con almeno 180 crediti conseguiti o per coloro che hanno già acquisito 24 CFU.
I percorsi correlati dovrebbero concludersi entro l’anno accademico 2023/24.
La prova finale per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento consisterà in una prova scritta e una lezione simulata. La commissione esaminatrice sarà autorizzata a assegnare un massimo di dieci punti sia per la prova scritta che per la lezione simulata.
Affinché gli aspiranti docenti possano superare la prova e ottenere l’abilitazione per la classe di concorso desiderata, sarà necessario ottenere un punteggio minimo di 7/10 in entrambe le parti dell’esame.
30 CFU: gli aggiornamenti legislativi e le ultime novità
Il decreto PA bis, ormai prossimo all’approvazione definitiva, introduce importanti innovazioni per i percorsi di formazione iniziale degli insegnanti per gli anni accademici 2023/2024 e 2024/2025. La novità più significativa riguarda la possibilità di svolgere tali percorsi in modalità telematica sincrona fino al 50% del totale, una significativa escalation rispetto al 20% attuale. Sebbene le attività di tirocinio e laboratorio restino escluse da questa modalità.
Un’altra innovazione di rilievo è rappresentata dalla soppressione del limite numerico degli abilitati per specifiche classi di concorso. Tale decisione garantirà una maggiore flessibilità e l’eliminazione di restrizioni quantitative che erano state a lungo oggetto di richieste da parte dei cosiddetti “ingabbiati”.
Per quanto riguarda i 30 CFU insegnamento, il decreto consentirà ai docenti precari, sia della scuola statale che paritaria, di accedervi a patto che soddisfino i seguenti requisiti:
- 3 anni di servizio (anche non consecutivi) negli ultimi 5 anni. Almeno uno dei quali nella classe di concorso specifica per la quale si intende ottenere l’abilitazione.
Da alcune indiscrezioni raccolte, sembrerebbe che l’avvio dei percorsi universitari abilitanti potrebbe già avvenire entro la fine del 2023. Tuttavia, prima di confermare questa ipotesi, è necessario attendere comunicazioni ufficiali. Considerando anche le evidenti difficoltà gestionali che coinvolgono sia il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) che quello dell’Università e della Ricerca (MUR).