La domanda persiste: “60 CFU a numero chiuso o a numero aperto?” Dalla lettura delle bozze del DPCM 60 CFU e del Decreto legge PA2 non arriva ancora una risposta definitiva. Ciò alimenta ulteriori dubbi ed incertezze riguardo al processo di abilitazione dei docenti della scuola secondaria.
Tuttavia, è in procinto di essere emanata la bozza del decreto attuativo (DPCM) relativo all’attribuzione dei 60 CFU. Recentemente, infatti, il testo provvisorio del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è stato presentato alle organizzazioni sindacali.
Successivamente, è stato inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), al Consiglio Universitario per la Ricerca e la Formazione (CURI) e alla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI). Per l’acquisizione dei rispettivi pareri.
Una volta completata questa fase, il DPCM sarà trasmesso a Palazzo Chigi per la firma del Presidente del Consiglio e successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Tuttavia, è possibile che il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) apporti ulteriori modifiche al decreto, nel rispetto del quadro principale concordato con la Commissione Europea.
Modifiche al DPCM 60 CFU
Sembra che il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sia aperto a valutare i suggerimenti volti a migliorare il provvedimento riguardante l’abilitazione dei docenti. Questa apertura viene espressa mantenendo l’impianto già concordato con la Commissione Europea.
Durante l’informativa svoltasi la scorsa settimana, alcuni sindacati hanno presentato proposte di modifica per la fase transitoria al fine di garantire un maggiore riconoscimento dei precari nell’accesso ai percorsi abilitanti.
Sarà compito del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) determinare il fabbisogno di docenti per tipologia di posto e per classe di concorso nel triennio successivo. Includendo anche le scuole paritarie, i percorsi di istruzione e formazione professionale delle regioni e le scuole italiane all’estero. Oltre ai posti vacanti, verranno considerati anche altri fattori, come il personale docente in servizio privo di abilitazione.
Riserva di posti e costo
La riserva di posti destinata ai docenti con contratti di insegnamento presso istituti scolastici statali o paritari è stata definita con precisione. Nel primo ciclo di abilitazione, è stata stabilita una riserva del 40%, mentre nel secondo e terzo ciclo la riserva è del 30%.
Questa suddivisione è stata calcolata considerando ogni classe di concorso in tutte le università coinvolte. Il prossimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) relativo ai 60 crediti formativi universitari (CFU) conterrà anche informazioni sui costi dei nuovi percorsi abilitanti. A seconda della tipologia del percorso (30, 36 o 60 CFU), i costi saranno di 2000 o 2500 euro. Inoltre, si prevede un supplemento di 150 euro per la prova finale.
Pacifico (Anief): “Accesso ai 60 CFU a numero chiuso”
Il Presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico, afferma con convinzione che i percorsi dei 60 crediti formativi universitari (CFU) saranno a numero chiuso.
Contattato telefonicamente, Pacifico ha chiarito: “Il nuovo testo prevede che siano attivati posti per consentire l’abilitazione anche a persone già in ruolo su classi di concorso, indipendentemente dai posti disponibili o banditi. Ciò amplia le possibilità di ottenere l’abilitazione“.
Tuttavia, Pacifico ha ammesso che la bozza del decreto può dar luogo a equivoci e non è sufficientemente chiara. “Come è scritto attualmente”, ha commentato, “il testo sembrerebbe suggerire che sarà ancora presente un numero programmato“.
Infine, il rappresentante dell’Anief ha annunciato che sono in corso degli emendamenti al decreto PA2 al fine di includere chiaramente il personale già in ruolo, quindi già abilitato, e il personale con 36 mesi di servizio, che ha partecipato anche agli ultimi concorsi straordinari e al nuovo TFA, come sovrannumerari.
Varengo (CISL Scuola): “Ipotesi 60 CFU a numero chiuso? No, il percorso sarà a numero aperto”
“Condividiamo appieno le preoccupazioni espresse da numerosi aspiranti docenti riguardo alle modalità di accesso. Tuttavia, il percorso dei 60 crediti formativi universitari (CFU) non sarà a numero chiuso“. Queste sono le parole del Segretario Nazionale della CISL Scuola, Attilio Varengo, che, nonostante la mancanza di chiarezza nel DPCM 60 CFU e nel Decreto PA2, esclude categoricamente l’ipotesi del numero chiuso.
“Si tratta di incrociare le domande di accesso con le disponibilità delle università e delle accademie, che storicamente sono poco inclini ad accogliere richieste così ampie come quelle degli aspiranti docenti”, ha spiegato Varengo.
Tuttavia, ha aggiunto: “Durante l’informativa recente sulla bozza del DPCM 60 CFU, il Ministero ha fornito ampie garanzie in merito alla copertura delle richieste per tutte le classi di concorso e tipologie di scuole”.
“Comunque – ha precisato il Segretario Nazionale della CISL Scuola – tutto sarà valutato in base al livello di sostenibilità. Sebbene non si faccia esplicito riferimento a una prova preselettiva, nella bozza si fa menzione di possibili misure in caso di eccesso di domande”.
CISL: precari storici e ingabbiati
Un’importante questione riguarda i precari storici, i precari delle scuole paritarie e gli ingabbiati. “Una delle principali preoccupazioni era che il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) e il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) potessero pianificare senza creare esuberi. Autorizzando solo il numero di posti strettamente necessari. Ciò avrebbe limitato di fatto l’accesso all’abilitazione. Fortunatamente, sembra che questa distorsione sarà eliminata nel testo definitivo del Decreto PA2″, ha ammesso l’esponente della CISL Scuola.
Il Segretario Nazionale Attilio Varengo ha ribadito la netta distinzione tra gli aspiranti docenti che devono conseguire i 60 crediti formativi universitari (CFU) e i docenti già abilitati. “È necessaria una maggiore flessibilità“, ha sottolineato, “e soprattutto occorre mettere in atto due percorsi separati. Se, infatti, uniamo tutta la popolazione dei docenti, c’è il concreto rischio di compromettere l’obiettivo delle 70.000 assunzioni entro il 2024 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.
Il motivo è semplice: “Se il numero dei docenti che ottiene l’abilitazione attraverso i 60 CFU includerà anche gli ingabbiati, ovvero i docenti già in ruolo e già abilitati in un’altra classe di concorso, ciò influirà sull’obiettivo fissato dal PNRR e rappresenterà un ostacolo significativo. Ecco perché è importante mantenere separati i due percorsi”.
60 CFU a numero chiuso? Varengo (CISL): “Non c’è traccia di questa ipotesi”
Il Segretario Nazionale della CISL Scuola, Attilio Varengo, ha annunciato anche la presentazione di una serie di proposte emendative in relazione al Decreto PA2.
Rispondendo alle supposte restrizioni sull’accesso ai percorsi abilitanti dei 60 crediti formativi universitari (CFU), Varengo ha affermato: “L’ipotesi di 60 CFU a numero chiuso non trova riscontri concreti. Al contrario, si stanno cercando tutte le possibili migliorie per agevolare l’accesso. Naturalmente, molto dipenderà anche dalla gestione delle università in termini di sostenibilità”.
“Inoltre”, ha aggiunto Varengo, “la possibilità di svolgere fino al 50% della durata totale dei percorsi in modalità online dovrebbe consentire di soddisfare tutte le richieste che arriveranno. Senza compromettere la sostenibilità”.