Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), pur esprimendo un parere positivo sulla bozza del DPCM 60 CFU, ha sollevato diverse richieste di modifiche al testo.
In primo luogo, il CSPI ribadisce l’importanza di una straordinaria fase di reclutamento e sottolinea la centralità della formazione iniziale del personale docente per garantire un autentico esercizio del diritto all’istruzione nel sistema scolastico pubblico.
Inoltre, insiste sull’opportunità di creare un sistema ordinario che offra ai candidati una programmazione chiara per la preparazione. E sottolinea la necessità di una riforma del reclutamento che ponga al centro la formazione attraverso percorsi abilitanti strutturati e stabili. Per assicurare una preparazione adeguata alle necessità formative degli studenti.
Il CSPI valuta positivamente la precisa definizione degli obiettivi formativi minimi per i percorsi di formazione iniziale. In coerenza con il profilo professionale e le indicazioni europee. Al fine di garantire uniformità su tutto il territorio nazionale.
L’organo di garanzia manifesta, inoltre, apprezzamento per le modalità di realizzazione dei percorsi di formazione iniziale. Con particolare riferimento all’importanza dell’insegnamento in presenza per una didattica attiva e laboratoriale.
Ma soprattutto, il CSPI auspica che l’impianto qualitativo proposto possa essere mantenuto e diventare un punto di riferimento anche per futuri provvedimenti.
DPCM 60 CFU, parere del CSPI: il problema del costo
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha sollevato, tanto per cominciare, diverse obiezioni riguardo alla mancanza di finanziamenti specifici. Tesi a garantire un’ampia e di qualità offerta formativa dei corsi abilitanti su tutto il territorio nazionale.
Il CSPI suggerisce l’importanza di destinare investimenti mirati per creare un’organizzazione universitaria dedicata al supporto della formazione iniziale degli insegnanti.
Inoltre, sottolinea la necessità di fornire agevolazioni e borse di studio per garantire l’accesso di tutti gli aspiranti insegnanti ai corsi, considerando che i costi (2.500 euro) potrebbero rappresentare un ostacolo per molti.
Il CSPI apprezza l’inclusione significativa di tirocinio diretto e la previsione di percorsi specifici per coloro che hanno prestato servizio a tempo determinato, nonostante le attuali percentuali siano inferiori alle necessità.
Inoltre, il CSPI ritiene positiva l’opportunità per i docenti che desiderano acquisire ulteriori abilitazioni di accedere a percorsi abilitanti semplificati, anche se i posti disponibili sono limitati.
DPCM 60 CFU, parere del CSPI: percorso 60 CFU a numero chiuso o a numero aperto?
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) si pronuncia su una questione dibattuta e ancora priva di chiarezza riguardante l’accesso ai 60 CFU: a numero chiuso o a numero aperto?
Dalla lettura della bozza del DPCM 60 CFU e dal testo del Decreto PA2, non emergono elementi inequivocabili. Anzi, la situazione è esattamente l’opposto. Anche all’interno dei sindacati non esiste una posizione univoca condivisa.
Da un lato, il Presidente nazionale dell’Anief, Marcello Pacifico, è certo che l’accesso ai 60 CFU sarà “a numero chiuso“. Dall’altro lato, il Segretario Nazionale della CISL Scuola, Attilio Varengo, afferma che i percorsi di abilitazione saranno aperti a tutti, ma con attenzione alla sostenibilità.
La necessità di intervento sul dibattito è stata rilevata anche dall’organo di garanzia, il CSPI, evidenziando chiaramente che questo punto richiede ulteriori e definitivi chiarimenti.
In particolare, il CSPI auspica che il Ministero dell’Istruzione definisca in modo uniforme e chiaro il fabbisogno e l’offerta dei percorsi per garantire la formazione a tutti coloro che sono interessati ad abilitarsi.
Accesso ai percorsi formativi abilitanti (60 CFU)
Il CSPI, nel suo parere sul DPCM 60 CFU, riconosce la criticità della programmazione degli accessi nel caso in cui la domanda superi l’offerta universitaria e accademica.
Propone, quindi, che il Ministero dell’Istruzione e del Merito assuma la responsabilità di definire i criteri di ammissione, essendo l’ente responsabile della programmazione e delle esigenze di personale nel sistema scolastico. L’obiettivo è ridurre la complessità derivante dalla discrepanza tra la richiesta di posti nelle scuole e la capacità delle università di erogare i corsi necessari.
DPCM 60 CFU, parere del CSPI: definizione e retribuzione dei tutor
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha evidenziato diverse problematiche riguardanti la definizione e la retribuzione dei tutor all’interno del sistema scolastico. Secondo l’articolo 10, comma 1, i tutor devono essere docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Suddivisi in tutor coordinatori e tutor dei tirocinanti, con responsabilità differenziate a seconda della loro opera nei Centri o nelle istituzioni scolastiche.
Tuttavia, la normativa non fornisce indicazioni precise riguardo ai criteri di selezione e ai limiti numerici dei tutor. Questi aspetti saranno oggetto di un successivo decreto che sarà stabilito dal Ministro dell’Istruzione, in collaborazione con i Ministri dell’Università e della Ricerca e dell’Economia e delle Finanze.
Per quanto riguarda la retribuzione, la norma fa riferimento all’autorizzazione di spese per un totale di 16,6 milioni di euro per l’anno 2022 e 50 milioni di euro annuali a partire dal 2023. Tuttavia, non è specificato a quali scopi saranno destinate tali risorse e mancano dettagli sulle modalità e l’entità della retribuzione.
Inoltre, non viene chiarito se tali fondi siano destinati alla retribuzione dei tutor coordinatori, dei tutor dei tirocinanti o di entrambi. Questo trascura la necessità di definire con precisione le modalità di erogazione e l’importo corrispondente.
DPCM 60 CFU, parere del CSPI: incertezza sui tempi di attuazione
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) manifesta, infine, una certa preoccupazione riguardo ai possibili ritardi nell’attuazione del provvedimento relativo ai 60 CFU. Che potrebbero causare un avvio tardivo dei percorsi formativi.
Secondo le tempistiche previste, i corsi abilitanti dovrebbero essere avviati entro 90 giorni dalla pubblicazione del decreto. Tuttavia, il CSPI suggerisce che, per evitare possibili riduzioni che potrebbero compromettere la qualità della formazione, si consideri una riduzione dei tempi dedicati agli adempimenti iniziali.
In particolare, considerando che i corsi abilitanti per l’anno accademico 2023/2024 dovrebbero concludersi entro il 31 maggio 2024, il CSPI auspica una diminuzione dei tempi necessari per gli adempimenti iniziali, al fine di garantire un’adeguata qualità della formazione.
SCARICA IL PARERE DEL CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione)