La strada da percorrere per diventare docenti sta per essere ridisegnata ancora una volta. A farlo ci pensa il percorso 60 CFU. Esso era stato preannunciato dalla Riforma Bianchi ed è stato confermato dall’attuale governo e dal Ministro Valditara.
Questo circuito serve a ridefinire il reclutamento degli insegnanti all’interno della scuola secondaria italiana. Le suddette novità sono state introdotte attraverso il Decreto-Legge n. 36 del 30 aprile 2022.
Nel DL al Capo VIII, dall’articolo 44 all’articolo 47, ci si sofferma proprio sulla formazione iniziale di tale tipologia di docenti.
In particolare, si vuole accertare il possesso di alcune caratteristiche nei futuri insegnanti. Si indugia, inoltre, sulle competenze da accumulare. Esse sono di natura culturale, pedagogica, psicopedagogica, didattica e metodologica.
Elementi innovativi che vanno analizzati nel dettaglio per riuscire a comprendere come muoversi nel mondo dell’istruzione.
Il tutto soprattutto alla luce della decisione di continuare su tale sentiero nonostante le numerose rimostranze provenienti dai lavoratori del settore. La complessità del nuovo sistema, infatti, ha creato non poca preoccupazione.
Come acquisire i 60 CFU
Quello che bisogna capire è come acquisire i 60 CFU. Risulta evidente, infatti, come questa sia ormai la strada maestra da seguire per poter entrare nella scuola italiana.
Il compito del docente ha inglobato differenti elementi al proprio interno. Il professionista del settore, infatti, non deve più solo trasmettere il proprio sapere ai discenti.
Ciò è dovuto anche alla complessità della società odierna che richiede una preparazione decisamente più dettagliata.
Si passa, dunque, dalla tecnologia alla didattica, dalle competenze linguistiche a quelle organizzative. In tutto ciò si inserisce quella che è denominata come formazione continua. Un elemento che punta sull’aggiornamento costante degli insegnanti.
Il percorso 60 CFU verrà strutturato su base universitaria. Sarà, infatti, un periodo di formazione iniziale volto al raggiungimento dell’abilitazione. In particolare, per poter accedere al ruolo a tempo indeterminato è necessario:
- un percorso abilitante universitario o accademico di non meno 60 CFU;
- un concorso pubblico nazionale indetto su base regionale;
- un periodo di prova della durata di un anno. Al termine del quale è previsto un test finale con valutazione conclusiva.
Tutto ciò, però, dovrà essere maggiormente delineato dal MIUR. Come si vedrà in seguito, inoltre, ci sono alcuni casi particolari di cui bisogna tenere conto. Sostanzialmente, però, si presentano alcune strade innanzi ai futuri docenti.
Quali sono i 60 CFU
Il percorso formativo sarà a frequenza obbligatoria e sarà organizzato e impartito dai differenti atenei italiani. Dei 60 CFU menzionati, in ogni caso, almeno 10 CFU devono appartenere all’area pedagogica.
Inoltre, si devono inserire anche 20 CFU volti all’attività di tirocinio sia diretto sia indiretto. Questo è un elemento utile per mantenere la proporzionalità delle diverse componenti di questa offerta formativa.
Per ogni CFU di tirocinio, specifica la normativa emanata, si devono raggiungere 12 ore di presenza nelle classi. Il tutoraggio, inoltre, è affidato ai docenti appartenenti alla scuola secondaria di I e II grado.
Questo percorso, dunque, serve per raggiungere l’abilitazione all’insegnamento. L’ottenimento dell’abilitazione, però, non comporta anche il conseguimento del ruolo a tempo indeterminato. Ciò avviene solo dopo il superamento del concorso nazionale.
L’ultima nozione menzionata è bene tenerla bene in mente. In questo modo si eviterà di scivolare in spiacevoli disguidi.
Quando entrano in vigore
L’intenzione del Governo è quella di concretizzare il prima possibile tale progetto formativo. Infatti, il percorso 60 CFU verrà bandito in modalità annuale.
Inizialmente, però, ci sarà quella che è stata definita come fase transitoria. La Riforma Bianchi entrerà a pieno regime solo nell’anno scolastico 2025. Ciò consentirà di smaltire i candidati che si erano precedentemente formati tramite i 24 CFU.
Coloro che li hanno conseguiti entro il 31 ottobre 2022, infatti, potranno accedere ai concorsi fino al 31 dicembre 2024. In ogni caso, pur superando il concorso nazionale per l’insegnamento, tali candidati dovranno ugualmente affrontare l’anno di prova.
Si ricorda, inoltre, come i 24 CFU per l’insegnamento costituiscano un titolo di accesso alle prove e alle graduatorie GPS. In alcun modo, però, essi possono essere equiparati a una vera e propria abilitazione.
Anche questo è un fattore che non si può in alcun modo far passare inosservato. Chi si avvicina all’insegnamento potrebbe essere tratto in inganno date le molteplici informazioni messe in circolazione.
Cosa cambia con i 60 CFU
Con il percorso 60 CFU cambiano molte carte in tavola. Ci sono differenti tragitti che possono essere seguiti a seconda del proprio curriculum vitae. L’aspirante insegnante, dunque, deve conoscerli per poter scegliere il migliore per se stesso.
Il primo da analizzare è sicuramente il percorso a regime. Esso è rivolto a quanti si approcciano alla docenza per la prima volta nella loro esistenza.
I candidati in questione hanno l’opportunità di conseguire i 60 CFU anche durante il proprio percorso di laurea. Questi ultimi devono, quindi, svolgere il tirocinio richiesto, la formazione e la prova finale.
I precari storici, invece, sono coloro che hanno alle loro spalle ben 3 anni di servizio. A loro è concesso svolgere il concorso senza altri titoli di accesso. Una volta superato lo stesso, però, dovranno necessariamente aggiungere 30 CFU per integrare la formazione.
Infine, ci sono i possessori dei 24 CFU analizzati precedentemente. La data ultima per poterli ottenere era stata fissata dal MIUR al 31 ottobre 2022.
Dunque, è bene fare un riassunto. Possono partecipare al concorso a cattedra tutti coloro che abbiano uno dei titoli di accesso tra quelli menzionati di seguito:
- 60 CFU del percorso abilitante, utile per chi è ancora un laureando;
- 30 CFU, percorso universitario utile al raggiungimento dell’abilitazione. Una parte di tali crediti formativi, però, devono derivare dal tirocinio diretto;
- 24 CFU, purché conseguiti entro il 31 ottobre 2022.
La difformità è notevole per questi tre gruppi di soggetti. Queste differenze, però, si dovrebbero appianare col trascorrere del tempo, almeno in minima parte.
Non resta che attendere le decisioni del Governo per sapere quando verrà dato il via alla preparazione iniziale dei docenti italiani.