L’abilitazione all’insegnamento rappresenta un passaggio fondamentale per aspirare alla carriera docente, essendo un prerequisito sia per l’ingresso nella professione che per la successiva stabilizzazione del rapporto di lavoro. Questo processo acquisisce importanza in un contesto educativo in continua evoluzione, dove si richiede una formazione specifica e approfondita.
La recente Riforma della formazione iniziale, continua e del reclutamento dei docenti, introdotta con la Legge 79/2022, ha apportato significative modifiche nelle procedure di formazione e selezione del personale docente. L’abilitazione offre vantaggi concreti, facilitando l’inserimento nelle graduatorie per le supplenze (GPS) e promuovendo una maggiore stabilità lavorativa.
A differenza del sistema precedente, che implicava il superamento di un concorso per ottenere l’abilitazione nelle scuole Secondarie di primo e secondo grado, le nuove norme prevedono l’adesione a specifici percorsi formativi universitari e accademici. Questi percorsi costituiscono la via principale per l’ottenimento dell’abilitazione, assicurando una preparazione idonea alle nuove esigenze didattiche.
È, tuttavia, importante evidenziare che l’abilitazione non assicura automaticamente l’assunzione diretta o la conferma di idoneità professionale al di fuori dei concorsi regolamentati, che rimangono un passaggio cruciale per l’accesso a posizioni contrattuali a lungo termine.
Abilitarsi all’insegnamento
Le procedure per ottenere l’abilitazione all’insegnamento differiscono in base al livello scolastico e alla specificità del ruolo. Ci sono distinzioni significative nell’abilitazione necessaria per insegnare nelle scuole dell’Infanzia e Primaria rispetto a quelle richieste per le scuole Secondarie di primo e secondo grado.
Analogamente, si registrano variazioni tra i requisiti per i posti comuni e quelli di sostegno, riflettendo la diversità delle competenze e delle preparazioni richieste per ciascuna categoria.
Abilitarsi per la scuola dell’Infanzia e Primaria
La Riforma della formazione iniziale, continua e del reclutamento dei docenti, promossa inizialmente dall’ex Ministro Bianchi e poi ratificata dall’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, non ha apportato modifiche al processo di abilitazione per chi aspira a insegnare nelle scuole dell’Infanzia e Primaria.
Per intraprendere la carriera di insegnante in questi gradi scolastici, infatti, è richiesta la laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria, un percorso quinquennale che prevede anche una fase di tirocinio.
Questa disposizione consente ai candidati di essere esentati dalla partecipazione ai nuovi programmi di abilitazione che richiedono l’ottenimento di 60, 30 o 36 CFU.
Abilitarsi all’insegnamento nelle scuole Secondarie
Con l’entrata in vigore della Legge n. 79 del 29 giugno 2022, si aprono nuove vie per ottenere l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole Secondarie di primo e secondo grado, con un focus su specifici programmi di formazione universitaria e accademica. Questi percorsi richiedono l’acquisizione di 60 CFU/CFA nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche.
I destinatari di questo percorso sono i laureati, i diplomati ITP fino al 31 dicembre 2024 (dopo questa data si richiederà la laurea) e gli studenti universitari impegnati in studi finalizzati all’insegnamento che hanno accumulato almeno 180 CFU:
Percorso CFU | Destinatari | Requisiti |
60 CFU | Laureati | – |
ITP | Diploma fino al 31 dicembre 2024. Dal 1° gennaio 2025: laurea | |
Studenti in corsi di studi per insegnanti | Acquisizione di almeno 180 CFU |
La valutazione finale del percorso formativo comprende un esame scritto, basato sull’analisi critica delle esperienze di tirocinio, e una lezione simulata. Quest’ultima, della durata massima di 45 minuti, deve riflettere un approccio didattico innovativo ed è soggetta a valutazione su una scala di 10 punti, similmente all’esame scritto. È richiesto un punteggio minimo di 7/10 in entrambe le prove per considerare superato l’esame.
Il superamento di queste fasi consente di ottenere l’abilitazione nella specifica classe di concorso e apre la strada alla partecipazione a concorsi pubblici, seguita da un periodo di prova annuale nel campo dell’insegnamento, al termine del quale si svolge un ulteriore test e una valutazione finale.
Abilitarsi all’insegnamento sul Sostegno
Per intraprendere la carriera di insegnante di sostegno, è indispensabile iscriversi e completare con successo il Tirocinio Formativo Attivo (TFA Sostegno). Si tratta di un corso annuale di formazione teorico-pratica, il cui accesso è limitato in termini di numero di partecipanti, organizzato dalle principali università italiane.
Per essere ammessi a tale programma, i candidati devono soddisfare specifici requisiti di selezione:
Scuola dell’Infanzia e Primaria:
- Laurea magistrale in Scienze della Formazione Primaria;
- Diploma magistrale (compreso il diploma sperimentale a indirizzo psico-pedagogico), purché conseguito entro il 2001/2002;
- Diploma sperimentale a indirizzo linguistico presso gli istituti magistrali, purché conseguito entro il 2001/2002;
- Titolo analogo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia.
Scuola Secondaria di primo e di secondo grado:
- Abilitazione specifica sulla classe di concorso;
- Titolo di laurea + 24 CFU;
- Diploma di AFAM di II livello + 24 CFU.
Insegnanti Tecnico Pratici (ITP)
- Diploma.
Per accedere al TFA Sostegno, che consente di acquisire 60 CFU in un periodo minimo di otto mesi, i candidati devono superare diverse fasi selettive.
Inizialmente, è previsto un test preselettivo con 60 quesiti, di cui un terzo incentrato sulle competenze linguistiche, ognuno con cinque alternative di risposta e una sola corretta.
Successivamente, le università organizzatrici richiedono la partecipazione a prove aggiuntive, sia scritte sia pratiche, che variano a seconda dell’istituzione. Queste valutazioni sono volte a esaminare le capacità didattiche e socio-psicopedagogiche dei candidati, oltre a competenze trasversali come l’empatia, l’intelligenza emotiva, la creatività, le abilità organizzative e le nozioni giuridiche.
Il processo selettivo si conclude con un colloquio orale basato sui contenuti affrontati durante le prove precedenti, rappresentando l’ultima tappa per l’ammissione al corso di formazione.
Abilitazione all’insegnamento con un concorso: è ancora possibile?
Prima dell’implementazione della Riforma sulla formazione iniziale e continua e sul reclutamento dei docenti, era possibile ottenere l’abilitazione all’insegnamento partecipando ai concorsi a cattedra.
Con l’introduzione della Riforma Bianchi, tuttavia, il processo è stato modificato. E, attualmente, l’unico modo per acquisire l’abilitazione all’insegnamento è mediante la partecipazione ai percorsi universitari e accademici di formazione abilitante, previsti dalla Legge 79/2022.
I concorsi scolastici hanno ora lo scopo esclusivo di facilitare l’ingresso in posizioni contrattuali a lungo termine, sottolineando che l’abilitazione, conseguita attraverso i percorsi di 30 o 60 CFU, non garantisce automaticamente l’idoneità professionale né assicura un impiego fisso al di là dei processi concorsuali regolamentati.
L’abilitazione all’insegnamento e i 60 CFU
Avallata inizialmente dall’ex Ministro Bianchi e poi ratificata dall’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, la Legge n. 79 del 29 giugno 2022 ha introdotto un nuovo sistema per l’abilitazione all’insegnamento. Tale sistema richiede l’acquisizione di 60 CFU/CFA come fondamento per l’abilitazione docente.
Per aspirare alla professione docente, i candidati dovranno completare specifici programmi formativi che implicano il conseguimento di 60, 30 o 36 CFU, secondo quanto previsto dalla Riforma Bianchi e disciplinato dal DPCM del 4 agosto 2023.
Dal 1° gennaio 2025, con la piena attuazione della riforma, l’abilitazione sarà considerata un requisito essenziale per la partecipazione ai concorsi dedicati all’insegnamento.
I percorsi abilitanti da 60 CFU
Come evidenziato in precedenza, l’acquisizione di 60 CFU rappresenta l’unica via per coloro che mirano a diventare insegnanti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Questi crediti formativi, di natura universitaria o accademica, si concentrano su materie antropologiche, psicologiche, pedagogiche, oltre a metodologie didattiche, tecnologie educative e lingue.
Le regolamentazioni attuali non consentono più l’ottenimento dei precedenti 24 CFU come mezzo per l’abilitazione docente. Nonostante ciò, i crediti acquisiti fino al 31 ottobre 2022 restano validi per l’accesso ai concorsi a cattedra fino al 31 dicembre 2024.
La Riforma Bianchi delinea un percorso di abilitazione che si sviluppa attraverso:
- il completamento di un programma di formazione iniziale che includa 60 CFU/CFA;
- la partecipazione a concorsi pubblici nazionali, su base regionale o interregionale;
- un periodo di prova sul campo, della durata di un anno, culminante in un esame finale con relativa valutazione.
Si sottolinea che l’ottenimento dell’abilitazione per le scuole Secondarie richiede imperativamente il seguito dei percorsi formativi delineati dal DPCM 60 CFU.
Diversamente dal vecchio schema dei 24 CFU, applicabile indistintamente a tutte le classi di concorso, i nuovi itinerari formativi da 30, 36 e 60 CFU si caratterizzano per una specificità dei contenuti legati strettamente alle materie delle varie classi di concorso.
Come conseguire i 60 CFU
Per ottenere i 60 CFU richiesti per l’insegnamento, è necessaria la partecipazione ad almeno il 70% delle lezioni previste in ciascuna materia dei percorsi di formazione abilitante, proposti dalle università e istituzioni AFAM riconosciute dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).
Questi percorsi prevedono un ampio spettro di discipline, dalle materie base a specifiche metodologie didattiche legate ai contenuti delle future classi di concorso, ponendo particolare attenzione all’aspetto pratico mediante tirocini formativi, fondamentali per mettere in pratica le conoscenze teoriche acquisite.
Il percorso culmina con un esame finale che consiste nella stesura e presentazione di un progetto dettagliato, derivante dall’esperienza di tirocinio dello studente, e una lezione simulata. Durante questo esame, gli studenti devono dimostrare la propria capacità di sintesi e applicazione delle metodologie didattiche studiate, proponendo un’iniziativa educativa allineata agli obiettivi formativi del corso.
Conseguire la seconda abilitazione con i 30 CFU
All’interno delle disposizioni della Riforma Bianchi, sono stati implementati vari programmi di formazione abilitante in forma abbreviata, inclusi quelli da 30 CFU/CFA per la seconda abilitazione, pensati per coloro che già detengono un’abilitazione in specifiche classi di concorso o livelli di istruzione, così come per gli insegnanti specializzati nel sostegno. Un prerequisito fondamentale è, ovviamente, il possesso del titolo di studio appropriato per la classe di concorso di interesse.
Le qualifiche ottenute attraverso il percorso da 30 CFU, come specificato nell’articolo 13 del DPCM 60 CFU, sono riconosciute per accedere a concorsi, per l’iscrizione nelle graduatorie GPS e per processi di mobilità.
Durante gli anni accademici 2023/2024 e 2024/2025, sarà inoltre possibile completare i percorsi da 30 CFU interamente a distanza, con lezioni svolte in modalità sincrona.
È stabilito che le assenze non possano superare il 30% dell’intero monte ore didattico. Superare questa soglia preclude l’ammissione all’esame finale.
Va sottolineato che i programmi da 30 CFU rivolti ai docenti già in possesso di abilitazione o con specializzazione sul sostegno non sono vincolati dai limiti massimi di attivazione validi per altri percorsi formativi, consentendo così un’ampia flessibilità nella gestione dell’offerta formativa da parte delle istituzioni educative.
Riforma Bianchi: l’abilitazione all’insegnamento
La Legge n. 79 del 29 giugno 2022, che modifica il decreto n. 36 del 30 aprile 2022, segna un significativo avanzamento nel settore della formazione e del reclutamento dei docenti. Questa evoluzione, promossa energicamente dall’ex Ministro Bianchi e poi confermata dall’attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, introduce un innovativo sistema di abilitazione all’insegnamento attraverso l’adozione di programmi universitari e accademici specifici.
Questi percorsi formativi, essenziali per l’acquisizione di 60 CFU/CFA, rappresentano il nucleo della cosiddetta Riforma Bianchi, delineando un nuovo paradigma per l’abilitazione all’insegnamento.
La fase transitoria
La Riforma Bianchi introduce una fase transitoria valida fino al 31 dicembre 2024, durante la quale i 24 CFU ottenuti fino al 31 ottobre 2024 possono essere utilizzati come requisito di accesso ai concorsi per l’insegnamento. I vincitori di questi concorsi dovranno successivamente acquisire ulteriori 36 CFU attraverso specifici percorsi formativi per ottenere l’abilitazione definitiva all’insegnamento e firmare un contratto a tempo indeterminato.
La riforma prevede, inoltre, agevolazioni per l’accesso ai concorsi a cattedra per gli insegnanti temporanei che vantano almeno tre anni di servizio, anche non consecutivi, negli ultimi cinque anni presso istituti statali o paritari, a condizione che almeno un anno sia stato trascorso nella classe di concorso specifica. Questi candidati dovranno, tuttavia, completare i 30 CFU mancanti per conseguire l’abilitazione.
È anche programmata la partecipazione al secondo concorso PNRR tra settembre e ottobre 2024 per chi ha seguito un percorso abbreviato di 30 CFU. Coloro che supereranno tale concorso dovranno poi integrare i rimanenti 30 CFU per completare il processo di abilitazione.